e il tempo ne assume
i lineamenti, l'esempio è il grigio
che s'intenebra e si raffredda.
Riordino quello che resta.
Finisco di togliere la polvere
che è notte. La ragione senza passione
diventa irragionevole.
Perché si chiude se penso
il senso di ogni parola?
Trova facilmente il freddo.
L'ho messo davanti a me, molte volte,
per guardarlo prima che faccia buio,
senza fretta. Così respiro
questo freddo, lo mangio, che toglie
alla voce un po' di buio.
Non mi stanco di camminare
nelle notti d'inverno per dare
agli occhi le occasioni di vedere
dietro le luci aperte
fino ai nervi, quando finalmente
la parola torna su con il suo
fiato, mi dorme vicino, arma
o cane, con il desiderio sbagliato
di sorprendere una voce dentro
quel torpore che naviga in pace.
**
Che piacere guardare
senza pensare
l'insignificante modellarsi delle nuvole
prima del tramonto
quando ogni cosa perde forma e senso
soprattutto prima del tramonto
con gli occhi chiusi per il piacere di essere ancora qui
nonostante tutti gli orrori
nella piccola orbita
umana, accanto al vuoto
**
Quella cosa che non esiste
ha mangiato un'altra giornata.
L'ha divorata. Neanche l'ha masticata.
Ingoiata, hop, proprio così, e ha ancora fame,
mentre uno ripensa ai colori, ai tremori
quando era appena nata, quella luce
che sorgeva tenue e smagliata
e uno diceva che la giornata era lunga,
e l'avrebbe respirata piano
sognando. Ora un saluto agli amici
assiepati attorno al fuoco del camino,
che bevono il vino caldo e mangiano
le castagnole, e chiedono perché non resti.
Da solo nella pioggia leggera
porto con me, una strada dopo l'altra,
quella cosa che non esiste.