Siamo l’occhio spalancato sul fuoco
procediamo con passi tremanti
una leggera carezza delle mani
per turbare la muta limpidezza
per rispondere al saluto dell’acqua.
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Camminiamo su questo sentiero
tra pietrisco, frammenti di ali
le impronte dei bambini
per gioco, quella voglia di fare
di inventare la fuga
il risveglio del volo.
Ma qui l’offerta è un giaciglio vuoto
la porta del tempio si spalanca
solamente a chi prega e non chiede.
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Essere nudi nel mondo
come forma che prende la materia
come carne che si pone in ascolto
quel gesto della mano che trema.
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L’inverno dura ancora pochi giorni
lo sento battere gli ultimi colpi
esalare dalla terra il respiro
nessuno sa dire dove andremo.
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Questa non è la mia casa
non ci sono fiordi, cieli pesanti
non ci sono cimiteri sul mare
dove leggere pomeriggi interi.
Non è la mia casa, non ci sono
le urne con il segreto del sonno
l’antico enigma della controra
l’abbraccio sempre nudo del vento.
È un suono lontano la casa
l’odore del mirto, dell’agrumeto
che incanta le mani bambine
i lari che vegliano all’orizzonte.