Ne avevamo quattro di figli:
la casa suonava di loro
come salmi entro la chiesa;
ogni bocca era una fonte di nuova frescura,
di grandi risate, di canti,
di belle parole sonanti che
andavano per l'aria
farfalle di tanti colori,
scintille d'oro.
In tutte le ore,
che gioia sentirli!
Adesso la casa è zitta,
la tavola tagliata
quadra di rovere
ha duri gli spigoli,
e vasto è il piano,
più vuoto per tanto gran bianco.
Bicchieri e due piatti
si perdono, si guardano l'un l'altro,
con un piccolo ridere disperato.
E noi mangiamo in silenzio
la testa ficcata nei piatti,
bocconi sapore d'assenzio.
Tanta gravità disfatta,
dispersa dal vento,
un nuvolo d'oro d'estate,
nebbia di rosa autunnale.
E noi qua soli:
pareti che ci guardano cuori
che ci dolgono,
per avere tutto perso,
la bella illusione della vita.
***
Lascia che il tempo passi,
tienti ferma alla terra;
si placa il cuore, si calma la bufera,
e sul mondo torna la bonaccia.
Quando soffia forte,tienti alle radici
per avere, domani, la fioritura;
non avere paura:
dopo il maltempo volano le rondini.
È paziente ogni pianta
ed aspetta i suoi fiori,
la luce dell'aprile, i profumi,
l'aria che sa di sole e canta.
La primavera ha pianti e dolori,
i rami si lamentano al vento:
ma dopo, lento, ma contento,
ogni ramo nel cielo mette foglie.
***
A Falco
VI
Figlio, ombra di chiglia
non dura un momento,
anche se mille miglia
ha fatto il bastimento.
Gli uomini sono avari,
ogni vento li muove
a nuove cove
sulle rive dei mari.
Traccia sul mondo nessuno lascia,
neanche i cuori sovrani:
i venti vanno lontani,
e tutto al mondo passa.
Tu avevi ventiquattro anni,
il cuore come un giardino,
quel chiaro lume gentile
consola i nostri affanni.