Anna Ruchat: tre poesie da "La forza prigioniera"


Si riporta, per una questione di comodità, "l'allineamento a sinistra". Nell'originale, l'autrice utilizza una differente collocazione delle parole nello spazio.



Quando lui vide per la prima volta

il corpo nudo delle parole

era d'inverno

sul pelo del gatto luccicava la brina

e il mattino graffiava

i vetri della stanza


appese alla ringhiera del balcone

riconobbe

le ultime frasi urlate

la sera prima


formavano una ghirlanda

di ghiaccio

affacciata sulla via.




***




Trascinare il perdono

sul limite estremo

là dove l'ombra abbandona il macigno

il sentiero

i piedi che non hanno più direzione


trascinarlo oltre

il precipizio della parola

sempre più in alto

verso un presente

verso

il miracolo del possibile.




***




Noi nati sghembi

ci avventuriamo

come cattivi acrobati

sulla corda dell'esistenza


con mosse imprecise conquistiamo

spazi provvisori


e ingombri di promesse


alla fine

battiamo in ritirata

inalberando deferenza


ma il nostro cuore

si squarcia

nell'inchino.