Le poesie sono state scritte, in origine, in dialetto piemontese e poi tradotte in italiano. Per una questione di comodità si riporta qui la versione in lingua italiana.
Sulla pietra lunga
Sulla pietra lunga della tua soglia
fredda e limpida la rugiada -
e la notte veglia, cupa,
dentro il vuoto delle tue finestre.
Splendida la voce amorosa
fuggita lontano per sentieri d'erba,
suggello infuocato che chiude
il recinto della tua stagione.
Pura e solitaria, la luna
solleva allo sfavillare del tuo cammino
il respiro di pallide montagne:
immota, tu custodisci il silenzio.
***
Ore
Così a lungo la vampa del sole
ci ha posseduti qui sul dosso -
nell'inverno, ghiaccio che scioglie
a dicembre, fiori sbocciati
Bello l'alpeggio di legno e pietre
che tante stagioni ha conosciuto
e l'uscio che appena scricchiola
- d'un passo atteso si rallegra
Se verrà l'ombra, io non so:
così pregna di luce tutto intorno
è la neve - e sul colle lassù
splendore di sole che indugia
Se verrà l'ombra, un brivido
freddo sull'anima, io non so.
Ore di gioia e ore di tristezza,
quante, qui, già sono trascorse?
Solo impallidire, e non ancora crepuscolo,
e l'azzurro trasfuso nella neve.
Più bella ancora che il mezzogiorno
questa luce che quieta ci accompagna.
E come dolce, al ritorno,
ancora mescolare le orme:
e come chiara, nella sera
che giunge, la nostra traccia.
***
Io li conosco
L'ultimo schianto, forse, già spento sulle pietraie,
già compiuta ogni danza, già pagato ogni desiderio.
Già passati come bufera l'amore ed il pungolo
selvaggio: e vanno sicuri sulla neve dei pendii
allungo da valle a valle affondando le loro tracce.
Ha un tempo la follia, ed un tempo più lungo i passi
attraverso l'inverno, la fame e la pazienza:
io li conosco i loro luoghi lassù, dove il vento libera
dalla neve i loro pascoli, e gli steli dell'erba dorata
colgono luce prima di farsi nutrimento.
Bello deliziarsi lenti, senza rimpianto né desiderio,
d'erba e di luce insieme, là sul pendio ventoso:
godere del sole e tosto resistere alla gelata
di giorno in giorno presaghi del giungere della primavera.
Io li conosco, i loro luoghi lassù. Ma mi tormento qui, ferma,
come sasso di pietraia che il tempo non ha mutato.
Intatta davanti a me solo la nevicata bianca
e dentro di me, uguale, la bufera mai placata,
quel desiderio di sempre, quel pungolo bruciante,
confitto nell'anima che si strugge, brama che non mi abbandona.