Dalla vita degli oggetti
La pelle levigata degli oggetti è tesa
come la tenda di un circo.
Sopraggiunge la sera.
Benvenuta, oscurità.
Addio, luce del giorno.
Siamo come palpebre, dicono le cose,
sfioriamo l'occhio e l'aria, l'oscurità
e la luce, l'India e l'Europa.
E all'improvviso sono io a parlare: sapete,
cose, cos'è la sofferenza?
Siete mai state affamate, sole, sperdute?
Avete pianto? E conoscete la paura?
La vergogna? Sapete cosa sono invidia e gelosia,
i peccati veniali non inclusi nel perdono?
Avete mai amato? Vi siete mai sentite morire
quando di notte il vento spalanca le finestre e penetra
nel cuore raggelato? Avete conosciuto la vecchiaia,
il lutto, Il trascorrere del tempo?
Cala il silenzio.
Sulla parete danza l'ago del barometro.
***
La tela
Stavo in silenzio davanti a un quadro scuro,
una tela che avrebbe potuto trasformarsi
in cappotto, camicia, stendardo,
e invece è diventata cosmo.
In silenzio davanti alla tela scura,
ero pieno di incanto e ribellione e pensavo
all'arte della pittura e all'arte della vita,
a tanti giorni freddi e vuoti,
agli attimi di impotenza,
alla mia fredda fantasia,
cuore di una campana
che vive solo quando oscilla,
colpendo ciò che ama
e amando ciò che va colpendo,
e mi venne in mente che la tela
avrebbe anche potuto essere un sudario.
***
Giardino d'inverno
In questa piccola città nera, la tua città,
dove anche i treni si fermano senza voltar la testa,
senza distogliersi dai destini finali,
nel parco, a dispetto di ombre e di caligini,
c'è un grigio edificio dall'interno perlato.
Dimentica la neve, i duri attacchi del gelo,
qui ti accoglie l'umida antologia dell'aria tropicale
il misterioso fruscio di foglie smisurate
avviluppate come pigri serpenti -
neppure un egittologo saprebbe decifrarle.
Dimentica la tristezza delle strade anonime e degli stadi,
il peso delle domeniche riuscite male.
Accogli il respiro caldo che soffia dalle piante.
Un profumo lieve di lampi scoloriti
ti avvolgerà, ti condurrà laggiù, lontano.
Forse vedrai Le vele rugginose di navi all'ancora,
isole ricamate di nebbia rosa, torridi templi diroccati;
vedrai ciò ch'è perduto, ciò che non c'era,
ma pure quanti vivono la tua
stessa vita.
Vedrai d'un tratto il mondo sotto una diversa luce,
i cancelli di case estranee per un istante si apriranno,
i pensieri nascosti diverranno visibili, le feste meno fastidiose,
la gioia altrui sarà più comprensibile, più belli
i volti.
Dimentica te stesso, lasciati abbagliare dall'incanto,
dimentica tutto e forse tornerà una memoria
più profonda e una più profonda fratellanza,
e dirai: non so, non so com'è successo -
le palme hanno aperto il mio avido cuore.