Roberto Carifi: tre poesie da "Nel ferro dei balocchi"

 








Era questo che chiedevamo, dopo la cena di Capodanno,

di ripeterci avvicinarci ancora un poco

al confine... alle parole buone...

Ma la piazza è la stessa tomba di ferro,

prova a pensare, lo stesso ago da piantare

negli alberghi, nel cuore della tua gioia,

quella che ci frantuma ad ogni battito,

ancora la pioggia sulle fermate

ed una forza nel pomeriggio...

Come dirlo, ora, che ci troveranno

vicinissimi alla madre

mentre gli altri aspettano un matrimonio

e gli autobus sono lontani,

quasi nell'universo.




***




Pregano, adesso, in una sfera luminosa,

la terra fredda dove l'inesistenza sarà guardata

tra le stelle filanti e un fratello buono...

Compie due anni la tua infanzia,

i primi passi nel gelo, quando ti meravigli

davanti alle rovine e un silenzio benedetto

protegge la tua gioia...

Forse ti amano, anche lì, nell'occhiata fragile dei morti

e una mano invisibile ti indica la casa,

un lumicino accanto al tuo ritratto

e piangeresti se il tempo non fosse arato

da un amore più forte, l'obbedienza ad un inverno

dove di nuovo corri e ti sbucci le ginocchia

con quel balocco arrugginito, e ridi.




***




Quando l'ora si compie in una immagine

caduta oltre la siepe

e l'uscio si spalanca sulle facce

spezzano il pane

ed uno indica qualcosa

che non vede,

qualcosa di mai udito

che prende la parola

mentre l'altro, nel vuoto,

si allontana.