Era questo che chiedevamo, dopo la cena di Capodanno,
di ripeterci avvicinarci ancora un poco
al confine... alle parole buone...
Ma la piazza è la stessa tomba di ferro,
prova a pensare, lo stesso ago da piantare
negli alberghi, nel cuore della tua gioia,
quella che ci frantuma ad ogni battito,
ancora la pioggia sulle fermate
ed una forza nel pomeriggio...
Come dirlo, ora, che ci troveranno
vicinissimi alla madre
mentre gli altri aspettano un matrimonio
e gli autobus sono lontani,
quasi nell'universo.
***
Pregano, adesso, in una sfera luminosa,
la terra fredda dove l'inesistenza sarà guardata
tra le stelle filanti e un fratello buono...
Compie due anni la tua infanzia,
i primi passi nel gelo, quando ti meravigli
davanti alle rovine e un silenzio benedetto
protegge la tua gioia...
Forse ti amano, anche lì, nell'occhiata fragile dei morti
e una mano invisibile ti indica la casa,
un lumicino accanto al tuo ritratto
e piangeresti se il tempo non fosse arato
da un amore più forte, l'obbedienza ad un inverno
dove di nuovo corri e ti sbucci le ginocchia
con quel balocco arrugginito, e ridi.
***
Quando l'ora si compie in una immagine
caduta oltre la siepe
e l'uscio si spalanca sulle facce
spezzano il pane
ed uno indica qualcosa
che non vede,
qualcosa di mai udito
che prende la parola
mentre l'altro, nel vuoto,
si allontana.