Diario di bordo
presso la foglia fradicia
del tiglio e dentro l'erbe
fatte quasi bianche,
nel suo rosa sempre più pallido
e tenace, un cespo di ciclamini
si rinserra, fragili i gambi
e corvi, inzuppati d'acque,
ma fino a quando arde
dentro la bruma spessa,
la nebbia nera,
quella rosa che settembre
accese con un suo vento
morbido e celeste?
no, la brina non lo stronca
e non lo schianta il vento,
forse l'eterno è nel pallido
colore che mai si spegne
e alla terra eterna
s'annoda e confonde,
ma dicembre viene
e nel gelo lo spezza
c'era lì nell'orto
un lungo ramo
con i passeri in fila
bianchi di neve,
solo il rosso dei cachi
un po' trapela
tenace, nel chiarore
che l'avvolge
e non sei mai solo
come quando dalla finestra
di un albergo nuovo
dentro ogni macchina che passa,
infinite, coi fari,
tra la pioggia,
i volti dei viandanti
tu intravedi
annota nel diario a bordo
vicende e cose,
minute o immense
questo conta poco,
e le stanche domande
non segnare,
perché un vecchio
corre lungo il mare
e tra le tamerici ingiallite
o spoglie, una sola
è rimasta verde?
appunti, solo appunti
sparsi, Il veliero continua
l'incerta rotta
cerca le sue Galapagos,
ogni moto e caduta
lì forse ha un senso,
sale una bruma immensa
spegne astri e quadranti,
la rotta che s'è persa
Dicembre 2009
***
Non sei di questo tempo
e poi quel mare opaco,
colore dei giorni freddi,
un verde che si scioglie
tra nebbie e spume,
e tu lo guardi
stretto al finestrino
del treno che s'inoltra
nell'inverno
non sei di questo tempo,
lo capisci
se le guardi
snelle e disegnate
e quelle giubbe uscite
dal futuro, magari da una pagina
d'Urania, mandano luci strane
e fluorescenti,
stanno in silenzio
con il capo chino
sulle parole accese
tra le mani
no, ha i vostri anni,
non v'assomiglia,
dico del figlio,
ancora più del padre
vive dal vostro tempo
separato
oh, quel mare sognato
dagli alti campi,
ci scendono palombe
a branchi folti,
stronca il piombo ali
e becchi, gli occhi quieti,
li cercano tra i ceppi
i bianchi cani
dalle strade sbranate,
le case rotte,
dal cielo era venuto
dolore e fuoco,
arrivai alla Gran Pozza
ch'era un giorno d'estate
oh, quell'ora assoluta,
l'immensa luce,
l'acqua cerchiava il mondo
e la tua vita
entra - dice Gaetano -
non ci pensare,
e sono andato dentro
tutto vestito,
il vecchio Gaetano
e tu bambino
ora che t'attraverso
nell'inverno,
nel giorno ti ricordo
più luminoso
Dicembre 2007
***
Adolescenza amore
così remota e persa
è la figura
che tra i viburni passa
e poi scompare,
nella fuga degli anni
ormai dissolta,
ma nella pietra resta
un'orma azzurra
d'un cielo e d'una veste
così lontani
lei era come l'aria
di quei giorni,
azzurra e chiara
come il suo lungo nome,
come l'età
che credevamo eterna
adesso,
nella cronaca dei giorni
fragili e falsi
come notiziari,
tu nella pietra cerchi
il volto eterno
d'un amore, il più fragile
e fugace
Dicembre 2012