«Luca Pizzolitto (classe 1980) è nato a Torino, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Da quasi vent’anni si interessa di poesia. I suoi ultimi libri pubblicati sono: “L’allontanarsi delle cose”, “Il silenzio necessario”, “Dove non sono mai stato”, “Il tempo fertile della solitudine”, “Tornando a casa”.
Questa [La ragione della polvere] è la sua nuova raccolta, in cui il tema della caducità del tempo e della fragilità di ogni esistere s’incontrano con quello della costante ricerca di un qualcosa che vada oltre rispetto ai cieli grigi delle città in cui l’uomo contemporaneo abita, infatti l’onnipresente fugacità di tutto sembra vincere su qualsiasi altro concetto poetico in essa espresso.
Così ha risposto Luca alle domande fattegli riguardo il suo amore per la poesia:
“Il primo ricordo che ho della poesia è, in seconda o terza media, il finale di ‘Soldati’ di Ungaretti. 'Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie'. Ancora adesso ricordo la sensazione di pienezza che mi hanno lasciato quelle parole. E mi son detto, se con così poche parole uno sconosciuto è arrivato nei miei abissi e ci ha portato luce, io voglio fare questo, voglio scrivere, e scrivere poesia. Ero un ragazzino, agli esordi dell'adolescenza, ma mi sono divorato l'opera omnia di Ungaretti. E da lì non ho più smesso, direi, di aver a che fare con la poesia. La stessa mi ha salvato, letteralmente. Parafrasando Ungaretti, che dice la poesia sola può salvare l'uomo, beh, io penso di aver vissuto, sulla mia pelle, questa salvezza. È difficile da spiegare a parole, ma è stato così, per me, ne sono certo”.
Ed ecco uno dei suoi testi:
“È qui che si spezza e frantuma l’attesa, / è qui che si fa livido e incerto / anche l’incanto, il senso della fine. // Nel tornare della rondine a primavera, / nel desiderio dei miei occhi, / nella danza di un nuovo aprile. // Tutto ciò che vive soffre, / un grido di rabbia e d’amore”.
Buio e luce è la dicotomia poetica che colora la nuova raccolta di Luca Pizzolitto; anche in questa, come nei libri precedenti, l’andamento è sereno e semplice, ben elaborato, ma senza troppi ornamenti poetici e ciò ci guida a vivere con somma intensità le riflessioni liriche del poeta torinese. Il tutto risulta quasi come un diario in poesia in cui l’amore, la lotta contro il tempo, la solitudine, la fragilità umana lasciano traccia nel nostro ambito sentimentale.
Eccovi un altro bel testo:
“Riposa la memoria delle cose / sull’esile linea di un’infanzia / lontana e tradita, / dormono attese sulla nudità / di sguardi sempre troppo distanti / da questa inutile resa. // La frattura dei nervi e dei pensieri, / l’anestesia di un bacio dato di fretta: / la città muore in silenzio / nell’afa di luglio”.
Il tema del naufragio, esteso per tutte e cinque le sezioni della raccolta, riguarda solamente quello esistenziale e quello amoroso, ma la ricerca di un appiglio che possa salvare l’esistenza così come una rinnovata nostalgia di Dio si sente forte, così da salvare l’intero insieme e l’animo del poeta.
Gian Ruggero Manzoni
Questa [La ragione della polvere] è la sua nuova raccolta, in cui il tema della caducità del tempo e della fragilità di ogni esistere s’incontrano con quello della costante ricerca di un qualcosa che vada oltre rispetto ai cieli grigi delle città in cui l’uomo contemporaneo abita, infatti l’onnipresente fugacità di tutto sembra vincere su qualsiasi altro concetto poetico in essa espresso.
Così ha risposto Luca alle domande fattegli riguardo il suo amore per la poesia:
“Il primo ricordo che ho della poesia è, in seconda o terza media, il finale di ‘Soldati’ di Ungaretti. 'Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie'. Ancora adesso ricordo la sensazione di pienezza che mi hanno lasciato quelle parole. E mi son detto, se con così poche parole uno sconosciuto è arrivato nei miei abissi e ci ha portato luce, io voglio fare questo, voglio scrivere, e scrivere poesia. Ero un ragazzino, agli esordi dell'adolescenza, ma mi sono divorato l'opera omnia di Ungaretti. E da lì non ho più smesso, direi, di aver a che fare con la poesia. La stessa mi ha salvato, letteralmente. Parafrasando Ungaretti, che dice la poesia sola può salvare l'uomo, beh, io penso di aver vissuto, sulla mia pelle, questa salvezza. È difficile da spiegare a parole, ma è stato così, per me, ne sono certo”.
Ed ecco uno dei suoi testi:
“È qui che si spezza e frantuma l’attesa, / è qui che si fa livido e incerto / anche l’incanto, il senso della fine. // Nel tornare della rondine a primavera, / nel desiderio dei miei occhi, / nella danza di un nuovo aprile. // Tutto ciò che vive soffre, / un grido di rabbia e d’amore”.
Buio e luce è la dicotomia poetica che colora la nuova raccolta di Luca Pizzolitto; anche in questa, come nei libri precedenti, l’andamento è sereno e semplice, ben elaborato, ma senza troppi ornamenti poetici e ciò ci guida a vivere con somma intensità le riflessioni liriche del poeta torinese. Il tutto risulta quasi come un diario in poesia in cui l’amore, la lotta contro il tempo, la solitudine, la fragilità umana lasciano traccia nel nostro ambito sentimentale.
Eccovi un altro bel testo:
“Riposa la memoria delle cose / sull’esile linea di un’infanzia / lontana e tradita, / dormono attese sulla nudità / di sguardi sempre troppo distanti / da questa inutile resa. // La frattura dei nervi e dei pensieri, / l’anestesia di un bacio dato di fretta: / la città muore in silenzio / nell’afa di luglio”.
Il tema del naufragio, esteso per tutte e cinque le sezioni della raccolta, riguarda solamente quello esistenziale e quello amoroso, ma la ricerca di un appiglio che possa salvare l’esistenza così come una rinnovata nostalgia di Dio si sente forte, così da salvare l’intero insieme e l’animo del poeta.
Gian Ruggero Manzoni
13 gennaio 2021»